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Mattonelle Inciampare nella  Cultura

Liliana Segre

mattonellasegre

Abitazione Senatrice

Liliana Segre

 

24 Agosto 

 

 

Pietre rotte e mattoni spaventati

Quale silenzio cerchi

Non trovi 

Se non il rumore sottile della polvere

fra l'aria e il vento freddo della notte

ti ho incontrato,

Se mai ti ho cercato 

non era per questo,

era la terra che se ne andava

impetuosa,

come la morte.

 

Poesia di Elisa Verna

 

Mattonella 002

 

 

Liliana Segre è il simbolo più attuale della lotta al razzismo ma la sua testimonianza ha iniziato a prender vita solo intorno al 1990, quando ha deciso di parlare di ciò che aveva visto e subito in quegli anni di odio e discriminazione. La senatrice Segre è una delle poche persone che possono ancora raccontare gli orrori dell’antisemitismo e i suoi ricordi sono il carburante che fa muovere tutta la macchina del ricordo che permette di tenere bene a mente una realtà triste ma purtroppo esistita. L’obiettivo della sua testimonianza è la consapevolezza di ciò che e successo affinché non possa ripresentarsi nella storia dell’umanità. La sua testimonianza vale più di mille libri, le sue parole arrivano dritte alla mente e al cuore di chi le ascolta e la sua considerazione è un riscatto per tutta l’umanità, un’umanità differente da quella che ha deciso di mettere in atto gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.​

 

La piccola Liliana Segre nasce in una famiglia milanese nel 1930 ma all’età di un anno ha dovuto conoscere uno dei dolori più atroci che può vivere un figlio: la morte della madre Lucia. La sua infanzia è stata felice e spensierata: gli inizi a scuola, l’incontro con le prime passioni. Tutto però è cambiato quando è arrivato l’anno che ha stravolto la sua vita, insieme a quella di tantissimi altri bambini che iniziavano a nutrire una speranza verso il mondo. Nel 1938 viene approvato il Regio Decreto Legge sulle leggi razziali, firmato da Benito Mussolini e dal re Vittorio Emanuele III. Nello stesso anno, la piccola Liliana viene espulsa da scuola perché rientra in quella “razza” che lo stato italiano aveva deciso di classificare come inferiore a quella pura ariana, se viene considerato il concetto nazista di questa idea.

La vita di Liliana Segre dal 1938 alla fine della Guerra

Alberto, il papà di Liliana, decide di provare a fuggire in Svizzera, dove la situazione non era così drammatica. Ma, come tanti che hanno tentato la stessa strada, la famiglia Segre è stata scoperta e messa in carcere. In questi anni, si parla del 1943, la Segre aveva tredici anni. Fu chiusa in diversi istituti carcerari: prima Varese, poi Como e infine Milano, a San Vittore. Ma il dramma della sua vita, quello per cui sarà “famosa”, stava solo per iniziare. Nel 1944 lei e la sua famiglia furono consegnati alle SS insieme ad altri prigionieri ebrei che sarebbero dovuti finire in uno dei campi di concentramento costruiti in quegli anni tra la Polonia e la Germania. Lei finì in quello più popolare, perché uno dei pochi rimasti in piedi dopo la fuga dei nazisti quando ci fu l’arrivo dell’esercito degli alleati in Germania. Tutti i prigionieri del campo di Auschwitz-Birkenau furono trasferiti prima a Ravensbruck e poi a Malchow, compiendo quella che fu chiamata la “Marcia della Morte”. Alla fine però questa fuga ebbe una fine nell’aprile 1945. Liliana e gli altri bambini, solo 25 dei 776 imprigionati sotto i 14 ad Auschwitz, furono resi liberi.

Liliana Segre diventa testimone dell’orrore nazista

La storia drammatica di Liliana Segre è rimasta un segreto chiuso nel cassetto dei suoi ricordi fino al 1990 ma, nel frattempo, l’attuale senatrice ha costruito una famiglia ed era diventata nonna. La voglia di rendere consapevoli le persone di quello che era successo durante la guerra, così da evitare un ritorno dello stesso dramma, l’ha spinta a voler raccontare ciò che ha vissuto, anche se con un certo dolore. Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Attualmente è coinvolta nel nuovo progetto parlamentare che vede in campo una commissione contro l’odio razziale. Il  compito di questa commissione consiste nell’osservare la società italiana, tenendo d’occhio eventuali focolai di razzismo affinché questi non prendano di nuovo vita. Come lei stessa ha dichiarato al Corriere della Sera, il motivo di questa sua scelta sta nel fatto che “Io che sono stata vittima dell’odio dell’Italia fascista sento che, dopo anni, sta ricrescendo una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo”.

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